domenica 13 maggio 2007



i prossimi appuntamenti di Agave/giugno 2007

AGAVE/presentazioni
giovedì 7 giugno 2007, ore 19
Leonardo Colombati
presenta, insieme all’autore del libro
Marco Candida,
La mania per l’Alfabeto
(Sironi 2007)
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AGAVE/presentazioni
giovedì 14 giugno 2007, ore 19.30
Lidia Riviello e Igiaba Scego
presentano
Igiaba Scego e Ingy Mubiayi
Quando nasci è una roulette
Giovani figli di migranti si raccontano
(Terre di mezzo Editore 2007)
Sette ragazzi e ragazze di origine africana spiegano cosa significa essere nati a Roma da genitori stranieri (o esserci arrivati da piccoli): la scuola, il rapporto con la famiglia e con i coetanei, la religione, il razzismo, i sogni.Il futuro dell’Italia sarà sempre più disegnato da storie come quella di Adil, che vorrebbe fare il giornalista, di George e del suo gruppo rap o, ancora, come quella di Imam, attiva nell’associazione dei Giovani musulmani d’Italia.
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AGAVE/presentazioni
lunedì 18 giugno 2007, ore 21
presentazione della prima edizione Agave di Libro d’Artista
Elisabetta Diamanti/Tommaso Ottonieri
Isola sola sola
(Agave Edizioni 2007)
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Il lavoro di Elisabetta Diamanti verrà presentato da un video di Leonardo Carrano
Il libro di Elisabetta Diamanti, che contiene un haiku di Tommaso Ottonieri partecipa alla 8° Rassegna Internazionale di Libro d’Artista Isole/Islands/Islas, organizzata dalla Ass. Cult. La Tana, Spazio dal 1999 a cura di Stefania Missio (
http://utenti.lycos.it/latana1999)

Conoscere Penelope..
di Paolo Tomassi

L’Arte al femminile, la nobiltà di un’attesa che sceglie tra scoglio ed arcolaio: Circe o Penelope..
L’Una, maritata alla natura, sinuosa e melliflua, esercita i suoi poteri su uno scoglio, in attesa che il Tempo trasformi i propri Esseri a Metà; l’Altra che, a seconda delle ore scelte nel Tempo del Giorno o della Notte, per il mezzo delle abili mani e del grembo unito al Voto Nuziale, crea e disfa un testo (textus) parimente composto di tela o di parole, di nodi o di tergiversazioni.
L’Isola che la costa delimita si fa pulpito e palpito di due diverse storie, di due diverse femminilità..
Elisabetta Diamanti tesse la sua scelta con Isola solasola, una serie di libri d’Artista editi da Agave Bookbar che, facendoci intravedere l’azzurro cui si volge la maga, ci svelano le stanze di Penelope, dell’abile tessitrice, di lei che, apparentemente immobile in un matroneo fatto di vuoti e pieni, di spazi fisici e colore, si fa perno stabile di un compasso omerico senza il quale non esisterebbe e non avrebbe senso alcun Ulisse.

Video:
ideazione e regia di Leonardo Carrano
testo di Gianluca Murasecchi
musica di Stefano Panunzi
AGAVE/presentazioni
martedì 19 giugno 2007, ore 19.30
Emanuele Trevi
presenta, insieme all’autore del libro
Mauro Covacich,
Storia di pazzi e di normali
(Laterza 2007)

«Erica e Mario sono due pazzi, penso. Sono pazzi come tutti quelli che, un po’ ovunque nella città, vengono riconosciuti come gente da manicomio. Pazzi che vivono di diritto negli stessi ambienti urbani della gente normale. Ma che tipo di convivenza è questa tra normali e pazzi? Com’è, dov’è il luogo della loro differenza?»«Questo libro è uscito per la prima volta nel 1993, è il mio primo libro. Prima di internet, prima dei cellulari, prima dei reality show. C’erano ancora i gettoni del telefono, c’era ancora l’Usl. Sembra trascorsa un’intera era geologica a guardarla così (...) Forse la mia gita di oggi viene dal bisogno segreto di verificare se anche a Villa Bisutti il futuro ha disatteso le aspettative o se invece, in totale controtendenza, ha rispettato le previsioni, assumendo i connotati di un presente positivo, di un presente presentabile.» In una nuova edizione completamente riveduta, questo è il diario immaginario di sei mesi trascorsi presso il Dipartimento di salute mentale di Pordenone.
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AGAVE/presentazioni/POESIA
mercoledì 20 giugno 2007, ore 21
reading di poesia di
Laura Pugno
Il colore oro

(Le Lettere 2007)
e
Sara Ventroni
Nel Gasometro
(Le Lettere 2006)
insieme alle autrici interverrà
Andrea Cortellessa
direttore della collana di testi italiani contemporanei Fuori Formato per Le Lettere Edizioni
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AGAVE/Expo
Elio Mazzacane
autore delle foto del libro di Laura Pugno Il colore oro, esporrà ad Agave le fotografie.
La mostra rimarrà visibile fino all’11 luglio 2007
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Inoltre, è ancora visibile, fino al 19 giugno, la mosra fotografica di
FRANCESCA ALAIMO
Sono
lavori fotografici su Caravaggio e il regendering.
La mostra è presentata da uno scritto di SARA VENTRONI
Rigenerazioni
osservazioni sul ciclo di fotografie “Sono” di Francesca Alaimo
di Sara Ventroni
“I Tiresias, though blind, throbbing between two lives, Old man with wrinkled female breasts…”
È cieco, è vecchio, ha le mammelle. Tiresia pulsa tra due vite: è contemporaneamente uomo e donna, ed è veggente. In quel capolavoro che fonda la poesia moderna, The Waste Land, il vecchio indovino compare come una controfigura camuffata del poeta: Tiresia/Eliot ha già previsto il presente di squallore e di degrado. Parla, ma non è creduto. Vive in un limbo, osserva inerme quanto già sapeva sarebbe accaduto. La sua è un’identità incerta: la metamorfosi non è mai compiuta e non è destinata a compiersi, perché il veggente ha la condanna (o il privilegio?) di osservare le cose da ogni punto di vista, quindi non può essere condizionato da una sola identità di genere. Più che una metamorfosi, quello che accade a Tiresia sembrerebbe il frutto di una mutazione perennemente in atto che gli conferisce quel “di più” necessario alla visione, anche se quest’ultima, nel Moderno, vale poco più di un certificato di follia. Per questo, più o meno negli stessi anni, Duchamp faceva definitivamente cadere l’aura che Baudelaire aveva gettato nel fango, mettendo i baffi alla Gioconda: in quel momento nasceva l’arte contemporanea: desacralizzata, assolutamente arbitraria, profondamente ironica. D’altronde, lo stesso Duchamp amava fotografarsi con cappello, rossetto e pelliccia, nella posa ammiccante di Rose Sélavy, suo alter ego femminile e tassello autobiografico di quel progetto più generale di un’arte androgina (suprema unione di maschile e femminile) che culmina nel Grande Vetro. Le mammelle di Tiresia, i baffi finti delle Gioconda e quelli – veri – con i quali Frida Kahlo volontariamente si immortalava nei suoi autoritratti (ma gli esempi non finiscono certo qui) visti oggi appaiono come prefigurazioni, incunaboli di quella riflessione sulle mutazioni dell’identità (di genere) che diventerà centrale nell’arte contemporanea, almeno a partire dalla fine degli anni Ottanta.
Regenderising. In origine, il titolo del ciclo caravaggesco di Francesca Alaimo (italiana, infaticabile viaggiatrice, da molti anni residente a Londra) doveva essere “Regenderising”. Mi sembrava un titolo straordinario ed efficace, ma come tradurlo in italiano? L’idea si riferiva all’operazione compiuta dall’artista stessa: riconnotare qualcosa - in questo caso, i quadri di Caravaggio - con un “gender” diverso: regenderising, appunto. Ma si poteva tradurre un titolo così forte e diretto con un periplo di spiegazioni? Decisamente no. Se nella lingua inglese è chiara la distinzione tra “sex” (sesso naturale) e “gender” (genere come scelta individuale), in italiano - c’è poco da fare - la parola “genere” ha un valore puramente grammaticale: ci ricorda noiosi esercizi di analisi del periodo o classificazioni scientifiche di specie animali: la parola “genere” non evoca affatto tutte quelle sfumature (rigorose sfumature) semantiche che la lingua inglese invece veicola. Si sa, le strutture linguistiche nascondono visioni del mondo. E in italiano, quella visione o distinzione, ancora manca. Per questo, riconnotare il genere di alcune opere di Caravaggio non significa semplicemente mettere una donna là dove ci stava un uomo (non è un meccanico rovesciamento dell’ “altro”) ma, come in questo caso, allestire una vera e propria macchina teatrale (l’artista ha riprodotto gli scenari dei quadri, si è poi fotografata nel ruolo di protagonista insieme alle comparse, per poi ritoccare il tutto in digitale) dove è evidente non solo la riconversione dell’originale caravaggesco ma anche quella dell’artista stessa che, pur inscenandosi uomo, continua a restare donna. “L’idea di propormi come protagonista di alcuni quadri di Caravaggio”- scrive Francesca Alaimo - “mi è venuta un giorno mentre ero alla guida del treno. Ero in galleria e avevo la luce accesa, per cui la mia immagine si rifletteva nel vetro. All’improvviso mi sono vista come il Ragazzo col cesto di frutta. Ero proprio io!”. Le sovrapposizioni/sostituzioni della Alaimo con i personaggi dei quadri (Narciso, Davide, Cristo etc) restano volutamente in bilico (un Cristo con le tette accennate; la barba evidentemente posticcia) perché non vogliono sovvertire un ordine (ci aveva già pensato Caravaggio, con i suoi modelli rozzi presi dalla strada, il suo san Matteo con aria da bifolco…) ma ricaricarlo: il maschile accorpa il femminile e viceversa, in una fluidità di forme che spiazza per la sua provocatoria ambiguità. Francesca Alaimo ritocca le “qualità” impersonate dal maschile - il coraggio, la saggezza, l’audacia, l’impudenza , la sofferenza redentrice - e se ne impossessa lasciandosi a sua volta impossessare. Se proprio dobbiamo azzardare una traduzione – maldestra, nostro malgrado – possiamo pensare il “regender” come un ri-generare (un “far rinascere” e “rinascersi”) in un’identità ibrida – forzando i confini di ciò che per natura siamo o rappresentiamo – per poi tornare indietro - svestendo i panni, smontando le quinte - non appena ci si è stancati del gioco. Proprio come Duchamp con la sua Rose Sélavy.
Francesca Alaimo lavora con la fotografia digitale e la video arte. A febbraio 2007 ha presentato la stessa mostra personale 'Sono' ('Soy') nella galleria Body Art Gallery di Medellin, Colombia. Nel 2006 ha vinto il primo premio fotografico sul quotidiano The Guardian ed il terzo premio di 'Thin City Station of the Future Competition', organizzato da Platform for Art, London Underground.
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AGAVE/presentazioni
martedì 29 maggio 2007, ore 19.30
Agave è lieta di aprire il suo spazio al consueto e graditissimo appuntamento con la collana Contromano dell’editore Laterza. Questa volta, a qualche mese dalla sua uscita e dalla bella, affollatissima presentazione al cinema Nuovo Sacher, Gianluca Foglia presenta, insieme all’autore del libro, l’ultimo, preziosissimo libro, di
FRANCESCO PICCOLO,
L’Italia spensierata
(Laterza 2007)
Ci sono cose che non fareste mai. Così dite: né ora né mai. Affollare uno studio televisivo con i fan di Baudo, per esempio. Sgomitare in autogrill durante l’esodo delle vacanze. Mettersi in coda per il giro della morte sulle montagne russe. Affrontare il pigia pigia per il film di Natale, ma anche la Notte Bianca. E poi succede che vi ritrovate dentro le cose che non fareste mai. A tutti, prima o poi, succede. “E’ il momento in cui ci si chiede se ci si sente un po’ stupidi. E la risposta non è: no. La risposta è sì. Ma questo sì è comprensivo e caloroso, suggerisce un diritto a essere un po’ stupidi qualche volta nella vita. E a lasciarsi andare.”

Francesco Piccolo è nato a Caserta nel 1964. Vive e lavora a Roma. Ha pubblicato Scrivere è un tic. I metodi degli scrittori (minimum fax, 2006 seconda ristampa) e Storie di primogeniti e figli unici (1996), E se c’ero, dormivo (1998), Il tempo imperfetto (2000), Allegro occidentale (2003), tutti editi da Feltrinelli. Collabora con vari quotidiani e riviste. Ha firmato sceneggiature cinematografiche per Virzì, De Maria, Placido, Soldini. La più recente è Il Caimano di Nanni Moretti. _________________________________________________
AGAVE/presentazioni
giovedì 31 maggio 2007, ore 18.30
Agave è lieta di ospitare l’incontro con una delle protagoniste del Festival Internazionale delle Letterature di Roma; la scrittrice irlandese
CATHERINE DUNNE
sarà ad Agave per incontrare i suoi lettori e parlare del suo libro
Un mondo ignorato
Gli irlandesi dell’ultima generazione
(Guanda 2007)
interviene LILIANA MADEO

Negli anni Cinquanta, mezzo milione di irlandesi lasciarono il proprio paese per costruirsi una vita in Gran Bretagna, costretti dalla miseria e dalla mancanza di lavoro in patria, perché “non c’era altro da fare che imbarcarsi”. Le navi erano quelle del trasporto bestiame, il viaggio lungo e avventuroso, la destinazione spesso ignota. Arrivavano con poche sterline in tasca, giovani senza un mestiere che magari non si erano mai allontanati prima dalla campagna e dovevano trovare subito un lavoro. Molti di loro si dirigevano alla stazione con un’etichetta applicata al cappotto, come fossero pacchi postali, sulla quale era scritto il nome del cantiere che li avrebbe ingaggiati. Le donne, più numerose degli uomini e in maggioranza single – un’anomalia nella storia dell’emigrazione europea – per lo più andavano a servizio nelle famiglie, oppure lavoravano come cameriere o infermiere. Bisognava crescere in fretta. Di queste pagine di storia ci offre una testimonianza diretta Catherine Dunne, una delle voci più vibranti della narrativa irlandese: l’autrice di La metà di niente presenta dieci testimonianze, dieci interviste a uomini e donne “doppiamente invisibili”, esuli ignorati dal proprio paese, che non ha mai riconosciuto la realtà dell’emigrazione, e dalla comunità di adozione, che nutriva verso di loro un rancore dettato dall’ignoranza e dai pregiudizi. Un mosaico di storie drammatiche, ma talvolta anche divertenti, capaci di farci rivivere un passato che non è poi così lontano nel tempo dal benessere dell’Irlanda d’oggi.
Catherine Dunne è nata nel 1954 a Dublino, dove risiede. Ha studiato letteratura inglese e spagnola al Trinità College e ha lavorato come insegnante. I suoi romanzi, La metà di niente, La moglie che dorme, Il viaggio verso casa, Una vita diversa e L’amore o quasi, sono tutti pubblicati in Italia da Guanda.
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AGAVE/presentazioni
giovedì 17 maggio 2007, ore 19.30
Marco Di Marco presenta, insieme all’autore del libro
Fabio Stassi,
E’ finito il nostro carnevale
(minimum fax 2007)
E’ finito il nostro carnevale è la storia di Rigoberto Aguyar Montiel: un senza terra, un anarchico, un nemico dell’ordine costituito ma soprattutto un amante del calcio e delle donne. Nella Parigi di fine anni Venti (a pochi mesi dal primo campionato mondiale di calcio) Rigoberto si innamora di Consuelo, la magnifica modella che poserà per la creazione della coppa Rimet. Scomparsa misteriosamente la ragazza, Rigoberto promette a se stesso di rubare il trofeo, facendone il simbolo di tutte le speranze perdute dagli uomini. Inizia in questo modo una lunga cavalcata in giro per i cinque continenti. Nelle vesti di cronista sportivo – sempre sull’orlo del licenziamento – Rigoberto insegue la Diosa de la Victoria, campionato del mondo dopo campionato del mondo, dall’Italia fascista del ’34 alla swinging London del ’66, dall’Uruguay di Schiaffino al Brasile di Garrincha e Pelé. Tra rovesci di fortuna, azioni rocambolesche, colpi di scena, il lungo viaggio di Rigoberto è anche l’attraversamento del Novecento, un percorso pieno di occasioni luminose (gli incontri con Hemingway e Django Reinhardt, con Orwell e Vinicius de Moraes) e di momenti tristi: la seconda guerra mondiale, le dittature sudamericane degli anni Settanta, la fine del calcio come branca del romanticismo. E’ finito il nostro carnevale è un romanzo picaresco ma anche il canto dolente alzato a un’epoca ormai conclusa (quella di chi, correndo sulla fascia destra, <>): ai suoi errori, al suo troppo amare, ai suoi uomini, le sue donne, i suoi miti.
Fabio Stassi (1962), di origine siciliana, vive a Viterbo e lavora a Roma in una biblioteca. Scrive sui treni. Ha pubblicato il romanzo Fumisteria (GBM 2006)

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